Fuorirotta.org – Bando 2016

Dopo il grande successo della prima edizione, Fuorirotta annuncia la pubblicazione di un nuovo bando per il 2016.

Dedicato al viaggio non convenzionale, non omologato, alla ricerca di orizzonti diversi e liberi, Fuorirotta è un progetto itinerante nato come sviluppo delle esperienze di viaggio vissute e documentate dai suoi ideatori e come occasione di riflessione sul sempre più attuale tema del diritto al viaggio, FuoriRotta intende rivisitare e riqualificare l’idea di viaggio, esaltandone la centralità come esperienza di conoscenza dell’altro e veicolo di contaminazione fra punti di vista.

Il bando è rivolto anche quest’anno a giovani tra i 18 e 30 anni ed è disponibile al link www.fuorirotta.org/bando-2016. È possibile candidarsi entro il 15 aprile 2016, per viaggi da realizzare tra Luglio e Ottobre 2016.
Tutti i progetti presentati verranno sottoposti a selezione, i cui risultati saranno resi pubblici il 16 maggio 2016.
In seguito verrà lanciata una campagna di crowd-funding che consentirà di incrementare il finanziamento ottenuto tramite il bando.
Anche quest’anno il progetto è sostenuto da Internazionale e Montura.

internazionale

montura

Sasso Simone – La città del Sole

In preparazione alla prossima escursione nel Parco del Sasso Simone e Simoncello ecco un breve articolo sulla Città del Sasso o Città del Sole, col solo scopo di rinfrescare la memoria e invitare ad approfondire l’argomento dalle numerose fonti di informazione disponibili.

Siamo nel 1566 e in cima al piatto del Sasso Simone si assiste a un “avvio lavori” molto particolare. A quel tempo i Sassi Simone e Simoncello si trovavano nei possedimenti del Granducato di Toscana, proprio sul confine col Montefeltro dei rivali Duchi di Urbino, e Cosimo de Medici (il reggente di Toscana) sta per dare inizio a un progetto da molti definito assurdo, quello di costruire proprio in cima al più grande dei due Sassi una vera e propria città.
Cercherò di seguito di riprendere i motivi all’origine di quest’idea, ma dovrò forzatamente fare una digressione nella storia dell’Italia del Cinquecento, promettendo di semplificare al massimo delle mie capacità la complicatissima cronistoria degli avvenimenti .

L’Italia non stava vivendo un periodo tra i più tranquilli, vista la frammentazione e la confusione che regnavano un po’ su tutta la penisola portati dal passaggio epocale dall’era Medievale a quella Moderna. Al Nord le potenze che emergevano erano Milano, Venezia e Firenze. Al Sud, forse la parte più stabile, il Regno di Napoli e quello di Sicilia si erano riuniti sotto gli Aragonesi, mentre sui mari dominavano ancora alcune Repubbliche Marinare. Lo Stato Pontificio aveva il controllo su gran parte dell’Italia Centrale, dove tuttavia resistevano ancora molteplici possedimenti governati di fatto da signori locali.

1024px-Italia_1494_topo.svgMappa da Wikipedia

In questo quadro arrivano le cosiddette “Guerre d’Italia”, che vedono come protagoniste e antagoniste Spagna e Francia. Le due rivali si affrontano per la supremazia in Europa per oltre settant’anni proprio sul suolo italiano, trasformandolo di fatto in un campo di battaglia alla mercè ora dell’uno ora dell’altro contendente, e portando distruzione e saccheggi ovunque.
Carlo VIII di Francia è il primo a invadere l’Italia nel 1494 percorrendo l’antica Via Francigena, con l’intento di impossessarsi del Regno di Napoli di cui si sentiva in qualche modo sovrano per lontana discendenza Angioina.
Il sovrano francese conquista Napoli con l’appoggio del Papa Alessandro VI Borgia, che gli cede il passo attraverso i territori della Chiesa ma gli affida come guida suo figlio Cesare, che diverrà negli anni a venire uno dei protagonisti principali della storia del Centro-Italia. Il predominio francese è però di breve durata, e le truppe riattraversano la penisola in senso contrario, spinte dalla potenza della lega composta da Milano, Stato Pontificio e Venezia, che si alleano anche con Austria e Spagna.
Luigi XII succede a Carlo VIII ed eredita le sue manie di grandezza mettendosi in testa di rivalersi anche lui su un pezzo di Italia per motivi ereditari (questa volta tocca al Ducato di Milano). Scende dunque oltre le Alpi nel 1499 e, con l’aiuto dei Borgia, le sue truppe in breve tempo entrano a Milano e conquistano di nuovo Napoli.
Non bastassero i francesi e gli spagnoli ci pensano anche i Borgia a mettere a ferro e fuoco il Centro Italia. Cesare Borgia (il Duca Valentino protagonista del “Principe” di Machiavelli), dopo essere diventato luogotenente di Luigi e avere preso il comando di un contingente delle sue truppe, marcia infatti verso la Romagna per portare a compimento un piano preparato da tempo assieme a suo padre, il Papa. I Borgia infatti hanno intenzione di togliere il potere ai signori locali che si muovono in modo un po’ troppo indipendente dalla Madre Chiesa, e mirano di fatto a creare un regno famigliare privato in quella regione. Uno dopo l’altro si arrendono a Cesare tra gli altri Caterina Sforza, i Malatesta, i Montefeltro e i Da Varano. Non soddisfatto dell’egemonia sul versante Adriatico Papa Alessandro spinge Cesare a entrare a Perugia e a puntare quindi sulla Toscana, dove mira a conquistare Siena e Pisa. Ma improvvisamente Alessandro VI Borgia muore nel 1503 e Cesare perde pian piano il suo potere, finchè con l’elezione del nuovo Pontefice Giulio II Della Rovere (i Della Rovere erano acerrimi nemici dei Borgia) gli vengono tolti definitivamente i domini in Romagna e viene imprigionato a Castel Sant’Angelo.
Intanto il conflitto tra Francia e Spagna continua, e con Carlo V che diventa Imperatore di Spagna e Germania assume aspetti clamorosi. Per fermare le sue rivalse sull’Italia nel 1526 si forma una lega anti-spagnola con i Francesi, lo Stato Pontificio, Venezia, Firenze e altri stati italiani minori. Il loro esercito è comandato da Giovanni de Medici (conosciuto anche come Giovannni dalle Bande Nere) e da Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino. Ancora prima di entrare nel vivo di questo nuovo conflitto l’esercito “alleato” viene però sconfitto dai terribili Lanzichenecchi di Carlo V, che penetrano dal Trentino nell’Italia Centrale, devastandola ancora una volta prima di lanciarsi verso il famoso “Sacco di Roma” nel 1527.
Le lotte tra le due superpotenze vanno avanti fino al 1559, anno in cui viene sancita la pace a fronte del dominio spagnolo su gran parte dell’Italia, e in cui vengono definiti i nuovi confini territoriali delle altre fazioni in campo, tra cui il Granducato di Toscana.

Cosimo de Medici, l’ideatore della Città del Sasso, è il nuovo Signore di Toscana ed è il figlio di Giovanni dalle Bande Nere. Ha vissuto quindi in prima persona il periodo delle invasioni e il suo stile di governo è di conseguenza autoritario e mira prima di tutto alla difesa del territorio. Allo stesso tempo è però anche un sovrano lungimirante nell’amministrazione della giustizia e nella costruzione di infrastrutture, oltre che amante dell’arte e iniziatore di diversi cantieri per il miglioramento architettonico di Firenze (tra cui il Palazzo degli Uffizi, che originalmente era sede dei suoi “uffizi” amministrativi).
L’andirivieni degli eserciti che avevano attraversato l’Italia durante le guerre aveva portato il terrore nella popolazione, e la paura di nuovi conflitti aveva fatto si che la necessità di difendersi diventasse una priorità per chiunque fosse a capo di un qualunque stato italiano dell’epoca, figuriamoci per Cosimo che si trovava a governare sulla terra di passaggio più calpestata tra tutte. Sansepolcro, Arezzo, Siena, Volterra, Portoferraio, la Terra del Sole (Eliopoli) nei pressi di Forlì e la Città del Sasso sono solo degli esempi di castelli e fortezze fatti costruire dal nulla o ricostruiti sulle fondamenta di più antichi presidi da Cosimo de Medici, in seguito a un disegno sistematico che mirava al rafforzamento delle difese dei confini di Toscana.

ssimone2Questa foto e quella in bianco e nero sono di Lucio Magi – 2005

Nonostante questi presupposti “militari”, Cosimo non pensa veramente solo a difendere il suo territorio, ma vuole costruire sul Sasso Simone una città ideale, che spaventi i vicini e sia militarmente inespugnabile, ma che diventi allo stesso tempo anche il prototipo di un’idea di perfezione geometrica e architettonica, immersa nella natura.
La volontà di procedere era molto forte, e la motivazione aumentò dopo un primo sopralluogo sul Sasso Simone avvenuto già nell’estate del 1554, diversi anni prima dall’inizio lavori, quando ci si rese conto definitivamente della bellezza e strategicità del sito. Tra l’altro negli anni tra il 1450 e il 1570 il clima della nostra zona era incredibilmente mite, tanto che sul Sasso si riuscivano addirittura a coltivare orzo, lino e piselli, e costruire una città sulla montagna doveva sembrare un progetto assolutamente meraviglioso, tanto da arrivare a parlare anche di Città del Sole.
Cosimo sapeva poi che già prima di lui i Malatesta avevano pensato di costruire proprio li una fortezza che contrastasse San Leo e che sul Sasso erano vissuti alcuni monaci benedettini sin dall’anno 1000, nell’abbazia costruita sui resti di una più antica chiesa Longobarda dedicata al “solito” San Michele Arcangelo (vedi in proposito l’articolo sul Corridoio Bizantino).
Si va dunque avanti, e dopo aver posato la prima pietra i lavori procedono a ritmo serrato per ben dieci anni, tanto che nel 1573 viene già inviato il primo presidio permanente di 10 soldati.
Il progetto prevede la costruzione di 50 case, una residenza per il capitano della guarnigione, una prigione, una cappella, una cisterna per l’acqua, due torri e mura di cinta tutto attorno, per ospitare 300 abitanti. Addirittura si era pensato anche a un portico fuori dalle mura dove tenere le fiere estive. La Città del Sasso doveva diventare uno dei principali (se non addirittura il principale) centri presidiati della zona.

CittadelsoleSassoImmagine della Città del Sole dal sito del comune di Carpegna

L’amministrazione a Firenze cercava di tenere i lavori sotto controllo, e difatti un’importante fotografia che ci spiega cosa veramente si stava facendo sul Sasso viene proprio dalla relazione dell’ispezione di Baccio Del Bianco e Vincenzo Viviani nel 1644, inviati per verificare se la città si stesse rivitalizzando o se invece procedesse verso un progressivo deperimento. Vengono descritti tre quartieri ben definiti, chiamati in base alle comunità che li avevano realizzati coi nomi di Sestino, Borgo San Sepolcro e Pieve Santo Stefano, per un totale di circa 40 case. Ogni casa aveva un orto e in città vivevano un fabbro e un cavallaro.
I due ispettori non mancano inoltre di inserire dettagli pratici nella loro relazione, spiegando per esempio che veniva utilizzato troppo legname, soggetto a deperimento, e che le teste dei travi andavano “abbronzate” per evitare crolli.
Nonostante gli sforzi e gli investimenti le condizioni di salute della città non risultano quindi troppo buone. Ci sono inoltre le città vicine che remano contro dall’inizio del progetto. Sestino e Badia Tedalda non vorrebbero essere declassate e il malcontento popolare contro la Città del Sole non aiuta chi invece vorrebbe investire nel progetto. Gli anni passano e il presidio non riesce ad acquisire quel ruolo di egemonia sul territorio che Cosimo aveva tanto sperato. Sembra che nemmeno le poche spedizioni militari effettuate in quegli anni nella zona da truppe Toscane siano partite dalla fortezza del Sasso, facendo venire a meno anche lo scopo militare del sito. Alla fine, tanto per aggravare le cose, dopo il periodo di mitezza climatica che aveva fatto tanto ben sperare all’avvio dei lavori, arrivò quella che oggi viene chiamata Piccola Età Glaciale, che abbassò le temperature in tutto l’emisfero settentrionale fino al 1800, costringendo i pochi abitanti della Città del Sasso ad abbandonare totalmente la montagna nel 1673 e impedendo di fatto a Cosimo de Medici di completare il suo sogno di Città Ideale.

Oggi rimane ben poco di quel sogno se non il selciato della strada che sale sulla cima, la cisterna dell’acqua e qualche resto di muro.
Resta però sempre e comunque il fascino e la bellezza di questo luogo magico, che ben fa capire ancora oggi come sia stato facile sognare e immaginare proprio quassù una Città del Sole.

Lucio Magi – Febbraio 2016

 

Questo articolo ha usato come riferimenti bibliografici i seguenti testi:
La città del Sasso” – Girolamo Allegretti 1992
Mestieri e quartieri nella città fortezza del Sasso di Simone in una relazione del 1644” – Giancarlo Renzi 1992

Per altre informazioni vedere anche il sito del Parco Regionale del Sasso Simone e Simoncello
http://www.parcosimone.it

e il sito del Comune di Carpegna
http://www.comune.carpegna.pu.it/conoscere-carpegna/il-sasso-simone/la-citta-del-sole/

I Crinali del Meta

Salve a tutti,
un breve resoconto della nostra uscita in Appennino del 31/01.

Intanto grazie per aver partecipato in gran numero all’inaugurazione del gruppo Indratrek, l’inizio di una nuova esperienza per noi e speriamo di nuove avventure per tutti coloro che vorranno condividere dei bei momenti di cammino insieme.

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Forse non abbiamo avuto un tempo perfetto durante la nostra prima escursione, ma sicuramente perfetto è stato il clima che abbiamo respirato durante questo bel trek che ci ha portato a percorrere le creste che da Borgo Pace affiancano il fiume Meta nel percorso che scende dal paese di Lamoli. Qualche tratto di salita un po’ impegnativa, non ha scoraggiato il gruppo che è restato compatto per tutto il tragitto. Abbiamo avuto modo, nonostante un po’ di nuvole, di apprezzare lo splendido panorama che ci circondava spaziando dal monte Nerone ai Sassi di Carpegna, senza contare i meravigliosi Arcobaleni che ci hanno indicato più volte la strada del ritorno. Terrazzi di scaglia grigia e spigoli di rocce stratificate hanno fatto da contorno per tutto il tragitto. Una bellissima camminata, con tanti amici vecchi e nuovi, compresi 3 bellissimi esemplari di razza canina. Grazie a tutti per la partecipazione, la bella energia ed i sorrisi che ci avete regalato in questo inizio di viaggio. Chi vuole, può trovare qualche spunto e qualche curiosità sulla storia dell’area che abbiamo visitato assieme sul sito www.indtratrek.it.

A presto e buon cammino

Tutti i dettagli tecnici del trek, oltra alla traccia GPS, sono disponibili su WIKILOC.

Grazie a chi ha messo a disposizione le proprie foto della giornata, visibili qui e sulla pagina Facebook.
Ricordo che alcune altre foto sono disponibili sullo spazio Flickr dedicato a Indratrek:

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Le Torri della Massa Trabaria

Da qui il nostro grido d’allarme: le torri rappresentano degli elementi inimitabili di ogni singola contrada del Montefeltro e della Massa Trabaria. Una volta cadute saranno perdute per sempre. Francesco Vittorio Lombardi – 1981

Dopo quello sul Corridoio Bizantino, continua la serie di articoli sul territorio della Provincia di Pesaro-Urbino.
Non essendo uno storico o un archeologo di professione ma solo un appassionato ricercatore autodidatta, difficilmente verranno proposti temi e scritti originali, ma ci si limiterà umilmente a rileggere (e a volte anche a riscoprire) in chiave meno dotta alcuni testi che trattano di storia e folklore locale, sempre con il solo obiettivo di portare più persone a incuriosirsi e interessarsi al nostro magnifico territorio, e di conseguenza a contribuire a proteggerlo in tutta la sua bellezza.

Il mio libro di riferimento è questa volta un breve testo datato 1981, “Le torri del Montefeltro e della Massa Trabaria“, di Francesco Vittorio Lombardi, che ci porterà ad approfondire un po’ la storia delle numerose fortificazioni erette nell’alta valle del Metauro.

Partiamo dal nome, perchè Massa Trabaria?
Le Masse derivano il loro nome dal periodo tardo-imperiale Romano, e altro non erano che vasti possedimenti terrieri derivanti da raggruppamenti di fondi agrari più piccoli lasciati dai proprietari all’avanzare della crisi agricola di quel periodo.
Trabaria si riferisce invece alle travi, cioè ai tronchi degli alberi che da quest’area sin da tempi immemori venivano prelevati e spediti a valle, valicando prima gli Appennini e galleggiando poi lungo il Tevere, per essere usati nella costruzione dei grandi edifici religiosi di Roma.

La Massa Trabaria fu per questo motivo storicamente sempre legata alla Chiesa e i suoi tributi arrivavano direttamente fino alla Basilica di San Pietro, tanto che l’area era anche conosciuta originalmente come Massa Sancti Petri.
All’inizio del 1200 l’imperatore Ottone IV riconobbe la regione come autonoma e la sua estensione arrivò a coprire i territori degli odierni Sant’Angelo in Vado, Mercatello sul Metauro, Sestino e Belforte all’Isauro. In questa vasta area erano presenti tante piccole comunità rurali, anch’esse di fatto indipendenti ma riunite sotto un’unica istituzione chiamata Communis et Universitas Massae, i cui abitanti si facevano chiamare comunemente massani.

La Massa rimase comunque legata alla Chiesa di Roma e fu quindi sempre in lotta con i suoi vicini Ghibellini del Ducato di Montefeltro e di Carpegna. Doveva inoltre difendersi dalle mire espansionistiche di Città di Castello, e i massani si trovarono inevitabilmente costretti a predisporre ingenti sistemi di difesa. Le comunità rinforzarono le mura degli insediamenti e innalzarono torri, probabilmente negli stessi luoghi in cui molti secoli prima si trovavano quelle di avvistamento Bizantine, che avevano protetto i territori della Flaminia e della Romania dalle invasioni dei Goti e in seguito dei Longobardi. Anche le nuove torri vennero quindi erette con lo scopo di avvistare i nemici da molto lontano, per permettere alle guarnigioni di segnalare il loro arrivo con fuochi o suoni di corno e dare modo alla gente dei villaggi di cercare riparo. Inoltre costituivano il punto di riferimento per tutti i mercanti che dalla Toscana o da Roma volessero arrivare all’Adriatico, o per i pellegrini che giungendo dal Nord Europa si dirigevano verso la Città Eterna dovendo attraversare quasi forzatamente la Massa e il Montefeltro.
Nonostante le fortificazioni la Massa non riuscì però a rimanere unita, e nel corso del 1300 molte aree passarono sotto la dominazione di diverse potenti famiglie locali (Faggiola, Brancaleoni), finchè non furono di nuovo riunite sotto lo stato della Chiesa dal cardinale Albornoz, nella sua opera di “reconquista” su mandato del Papa Innocenzo VI in previsione del ritorno in Italia dopo l’esilio Avignonese.
Il nuovo scisma papale del 1378 riportò però di nuovo il caos in Italia e nei possedimenti ecclesiastici, e il territorio venne definitivamente diviso per vallate tra i vari signori e la Chiesa stessa, facendo perdere col tempo anche nella memoria comune il ricordo della Massa Trabaria e delle sue torri, che vennero così in parte distrutte e in parte logorate dal tempo, dalle continue guerre e dai terremoti.

Oggi solo alcuni di questi guardiani di pietra sono rimasti al loro posto. Ricordiamo tra le altre la torre di Montemajo, la torre della Metola, di Castello della Pieve, la torre di S. Martino (l’unica torre cilindrica nella zona), la torre di S. Andrea, la torre di Castel de’ Fabbri e le torri di Parchiule.

Lucio Magi – Gennaio 2016

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Ulteriori informazioni sulle torri della Trabaria sono disponibili sul sito

http://www.turismoborgopace.it/la-massa-trabaria-torri-e-castelli/

Programma IndraTrek 2016

E’ pronto il Programma Ufficiale  delle Escursioni di IndraTrek per il periodo Gennaio-Giugno 2016 che può essere consultato a questo link.

Nelle prossime settimane seguiranno altri dettagli sulle escursioni (percorso, difficoltà, durata prevista, ecc.)

Per rendere più semplice il processo di interazione con quanti vorranno partecipare è stata inoltre aperta una pagina Facebook che sarà il canale ufficiale con cui verranno gestite tutte le comunicazioni più “veloci”, lasciando invece a questo sito ogni altro eventuale approfondimento.

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L’inaugurazione del programma è prevista per il 31 Gennaio 2016 con un percorso inedito all’Alpe della Luna.

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Segnaletica CicloVia Francigena

SlowTravel Network ha dato via a un progetto di Crowd Funding per finanziare la posa della segnaletica sulla CicloVia Francigena.

E’ possibile contribuire con una donazione a partire da 5 euro per la produzione e posa di oltre 3000 segnavia sul tratto italiano (dal Colle del Gran San Bernardo a Roma) lungo oltre 1000 km.

Per informazioni

https://www.eppela.com/it/projects/6781-ciclovia-francigena

http://www.movimentolento.it/it/

http://www.viafrancigena.bike/it/

http://slowtravel.network/

slowtravelnetwork

Indratrek e Indrablog

Forse qualcuno si sarà accorto che da qualche giorno è cambiato qualcosa nell’indirizzo del Blog e del sito di Indratrek.

Da un po’ di tempo avevo già in cantiere una rivisitazione del sito, che ormai andava “svecchiato”, ma allo stesso tempo mi dispiaceva troppo andare a toccare quello che era stato creato con tanto dispiego di tempo e tastiera.

Poi all’inizio del 2015 avevo deciso di fare un esperimento e cimentarmi con i nuovi strumenti di creazione siti (nella fattispecie ho scelto il più usato, WordPress), che sapevo rendere la gestione delle pagine web molto più facile senza dovere andare a sviscerare centinaia di righe di codice per fare anche la più semplice modifica.

E’ nato così il Blog. L’esperimento direi che ha avuto successo, nel senso che anche col poco tempo a disposizione che ho sono riuscito a pubblicare qualche articolo con un formato credo più che decente e quindi a tenere vivo il progetto.

Col passare dei mesi poi il contenuto del blog è cresciuto, mentre le vecchie pagine sono li a fare un po’ di muffa e anche un po’ di confusione (“qual’è l’indirizzo giusto, Indratrek o Indrablog??”), e quindi ho pensato che i tempi fossero maturi per fare uno “scambio”.

Invece che avere Indrablog come appendice del vecchio sito, gli ho semplicemente cambiato nome e trasformato nella parte principale.

Il vecchio sito è sempre li, raggiungibile con un link dal menu.
Per questa volta è stato abbastanza semplice. Poi col tempo e quando avrò tempo (…) riprogetterò tutto, lo prometto.

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Ladakh Himalaya

MAITREYA TOURS, il nostro tour operator di riferimento in Ladakh, ha pubblicato le sue nuove proposte per il 2016.
Il nostro grande amico Dorjey Daya, titolare dell’agenzia, ha raccolto sul suo sito http://www.ladakhhimalaya.com/ (oppure http://www.spiritualhimalaya.com) un programma ricco di iniziative che spaziano tra orizzonti e gusti molto diversi.

Partiamo con le spedizioni di avvistamento del leopardo delle nevi. Fino a tutto il mese di Febbraio vengono organizzati tour di 12 giorni (inclusi i primi 2 di acclimatamento in hotel a Leh e 10 giorni in campeggio) che permettono di vedere il rarissimo felino nel Parco Nazionale di Hemis o in una delle altre aree individuate al momento a seconda dei suoi spostamenti.
Link Leopardo

snow-leopard

Sempre a Febbraio (dal 14 al 24) si ha la possibilità di assistere a due festival in Ladakh, che hanno come protagonisti gli Oracoli.
Nel caso del primo dei due, lo Stok Guru Tsechu festival, gli oracoli sono scelti tra gli uomini del villaggio di Stok e, dopo essere stati indottrinati dai monaci del monastero di Spituk, si aggirano nei due giorni di festa tra il pubblico bendati compiendo danze acrobatiche e rispondendo alle domande dei presenti.
L’altro festival è quello di Matho Nagrang, dove gli oracoli sono invece monaci del monastero di Matho che vengono scelti con un’estrazione a sorte e rimangono in carica per quattro anni.
Link Oracoli

Un bellissimo viaggio in regioni meno conosciute del Nord dell’India ai confini col Pakistan è quello proposto con il tour Trans-Himalaya, in cui da Delhi si giunge prima ad Amristar, capitale dei Sikh e sede del loro Tempio d’Oro e quindi a Dharamshala, capitale dell’esiliato Dalai Lama. Si attraversano poi le remote regioni del Lahual e Spiti prima di attraversare l’estremità occidentale della catena Himalayana e giungere a Leh.
Link Trans-Himalaya

Presso i bellissimi laghi di Tsokar e Tsomoriri in estate è possibile dedicarsi al bird-watching e ammirare rari uccelli come la Gru dal Collo Nero in un tour di 10 giorni.
Link bird-watching

Oltre a tutto questo naturalmente rimangono punto fisso del programma i trekking (link Trekking) con possibile permanenza anche presso famiglie locali dove il percorso lo consente, e i tour classici del Ladakh e Zanskar (link Tour) con tutta la loro bellezza naturale e culturale.

Mr. Daya è ora anche proprietario di una sua Guesthouse con sei camere doppie in cui accogliere gli ospiti a Leh.

MaitreyaResidence

RoomsatMaitreyaResidence

Vedere qui per i dettagli sulla location e altre informazioni e foto, oltre a tutte le altre possibilità di soggiorno presso famiglie, sia nelle località turistiche più frequentate che in villaggi remoti.

Per chi volesse avere qualche informazione in più sul Ladakh può essere interessante vedere le foto pubblicate (ahimè ormai qualche anno fa..) sul sito originale di Indratrek (link a Indratrek).

Julè Julè!

Monte Petrano

Secchiano di Cagli 29/11/2015

Bel giro esplorativo sul “nuovo” sentiero CAI 74.
Nuovo perchè compare solo sulla carta più recente del Monte Catria e perchè è stato segnato abbastanza recentemente in tutto il suo sviluppo.

Il sentiero esplora il versante Ovest del Petrano, a picco sulla gola del Bosso, con belle vedute del massiccio del Nerone.

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Si parte da Secchiano di Cagli, poco prima del Bar/distributore davanti al mulino sul Bosso, dove c’è anche un piccolo parcheggio proprio di fianco all’imbocco del sentiero.
L’imbocco è segnato con un invito poco visibile sul guard rail e si presenta come una stradina sterrata in evidente salita proprio di fianco al corso d’acqua che scende dalla montagna.

Aggiornamento 5/12/2015: mi sento in dovere di riportare che solo una settimana dopo avere percorso il sentiero ora l’imbocco è molto ben segnalato con palo e tabelle proprio sulla strada di fronte al vecchio mulino.

Si risale il fosso per tutta la sua lunghezza, guadando alcune volte su entrambi i versanti e seguendo sempre gli evidenti segni bianco-rossi.

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Dopo l’ultimo attraversamento il sentiero si arrampica velocemente fino al pianetto in cui si trova la Presa dell’acquedotto. Siamo a circa 500 metri di altezza e incrociamo uno sterrato che proviene dalla strada principale che risale il Petrano.

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Qui i segni non sono proprio chiari ma occorre girare attorno al casottino in muratura e continuare lungo lo sterrato verso destra (Ovest), mentre se si prende a sinistra si sale appunto sulla strada principale.

Si segue lo sterrato in salita sempre all’interno del bosco (in questo tratto senza segnaletica), fino ad uscire in prossimità di un rudere (località Smirre, 678m di quota) e ritrovando anche i segni, alquanto “artistici” in verità..

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Proprio sopra Smirre abbiamo ancora la strada principale da cui scenderemo al ritorno. Questo è il punto infatti in cui si chiuderà l’anello del percorso. Per ora invece procediamo tenendo la destra e aggirando la montagna mantenendoci in quota fuori dal bosco. Dietro la parete lo scenario cambia notevolmente, diventando roccioso, una vera terrazza sopra il Bosso. Il sentiero procede sempre in aggiramento fino a rientrare dopo un paio di canaloni all’interno del bosco.

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Qui si continua lungo “l’alta via del Bosso” seguendo la gola dall’alto verso Ovest per un lungo tratto sempre tra gli alberi, con pendenze molto agevoli, fino a superare gli 800 metri di quota.

I segni puntano a sinistra verso la cima finchè un segno con due grosse pietre disposte a X mostra una deviazione decisa fuori dal bosco, mantenendosi sempre in quota e continuando ad aggirare la montagna fino a rientrare per un ultimo breve tratto tra gli alberi.

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Si sale sempre seguendo i segni che in questa parte molto spesso sono solo fettucce attaccate ai rami, finchè non si fuoriesce definitivamente dal bosco e si arriva sui prati sommitali del Petrano, di cui si vedono le antenne alla nostra destra.

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Attraversiamo i prati mantenendoci prima sulla sinistra per evitare un paio di canaloni e poi dirigendoci decisamente verso le antenne, dove ritroveremo la “civiltà”.

Prendiamo la strada che ci conduce a valle verso Cagli e la percorriamo fino ai 3 evidenti tornanti in fila. Proprio sul gomito dell’ultimo tornante si trova il rudere di Smirre, da cui possiamo riprendere il sentiero dell’andata fino al punto di partenza.

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Dati Tecnici
Dislivello totale circa 750m
Distanta totale circa 13km
Tempo di percorrenza circa 5h

Secchiano si raggiunge da Cagli (uscita Cagli Ovest se si proviene da Fano) seguendo la Provinciale 29 in direzione Pianello.

Traccia Wikiloc
http://www.wikiloc.com/wikiloc/view.do?id=11542821

IndraTrek, l’origine di un’idea

Eccomi qua, dopo dieci anni dalla nascita del progetto Indra Trek & Travel, a ricordare (forse prima di tutti a me stesso…) che cosa ci sia alla base di questa idea e del suo nome forse un po’ troppo esotico e incomprensibile per molti, ma per me così affascinante e così importante.

Ero appena rientrato dopo alcuni anni di soggiorno all’estero e avevo portato a casa tante foto e esperienze da raccontare. Una volta ristabilito in patria, oltre a continuare a viaggiare per lavoro e per piacere avevo iniziato in maniera metodica e appassionata come mai prima a esplorare ogni angolo della terra in cui ero nato e “ritor-nato”, ritrovandomi così nel giro di poco tempo con parecchio materiale che pensavo fosse un peccato lasciare chiuso in un cassetto. Oltre a impazzire per scansionare (spesso con pessimi risultati) le foto non ancora digitali avevo infatti incominciato a scrivere durante i viaggi e i trekking, inizialmente solo per documentare e raccontare quello che vedevo e per trovare quindi un modo di fissare meglio i ricordi e poi, superata la timidezza iniziale, trasformando la spinta individuale in desiderio di condivisione, con l’ambizione e la speranza di potere usare un giorno tutto questo materiale come preparazione e base per un vero cambio di vita.

L’eterna passione per i viaggi e la sempre grande e inspiegabile attrazione verso l’Oriente, che negli anni precedenti nonostante i miei molti tentativi la vita aveva continuato a tenere lontano e che finalmente si era ora concretizzata con diversi viaggi sul campo, uniti all’amore per la montagna e alla raggiunta consapevolezza della bellezza della mia terra, mi hanno così indotto alla ricerca di un qualche filo conduttore che unisse il tutto. La mia speranza era quella di costruire un ponte, non so ancora bene spiegarmi il perchè, tra vicino e lontano.
Forse ero mosso senza saperlo da quella che uno dei più grandi orientalisti di tutti i tempi, Giuseppe Tucci da Macerata, riferendosi oltre che a se stesso agli altri grandi conoscitori Marchigiani dell’Oriente (il Matteo Ricci del 1500 e la missione francescana in Tibet del 1700), chiama “Questa simpatia inspiegabile fra la Marca e l’Oriente“, ma sta di fatto che sono partito pieno dei dubbi che ancora oggi in parte mi porto dietro a posare cavi e pilastri per il mio progetto a cui però come prima cosa occorreva trovare il nome adatto.

Al tempo il mio obiettivo principale era pubblicare materiale per escursionismo e la parola Trek era d’obbligo, ma scoprii che oltre a evocare camminate in montagna essa possedeva anche un significato più profondo. Questo termine ha origini lontane ed è giunto fino ai nostri giorni trasformato nel significato rispetto a quello primitivo datogli dai Boeri del Sudafrica e derivato a sua volta dall’Olandese. In Afrikaans infatti Trek si traduce con “viaggio lento compiuto su carri trainati da buoi”, e nel Sud Africa del 1800 un trek era equivalente a un giorno di viaggio su carro, sostituendo di fatto il miglio come unità di misura. Questa parola ha così assunto per me il significato di compiere un percorso lento e spesso anche impegnativo, in cui ci si gusta l’itinerario senza alcun tipo di fretta o di competizione, e questo per quanto mi riguarda è anche l’unico modo di concepire un qualsiasi tipo di viaggio, da sempre. E sono proprio questo calmo viaggiare e fare escursioni che ritengo legati più di ogni altra cosa alla mia terra e alle Marche, che per cultura e territorio si prestano forse meglio di qualunque altro luogo a essere attraversate lentamente.

Risolto il concetto di vicino rimaneva il problema del ponte, di come collegare cioè l’escursionismo locale coi viaggi e con l’amato Oriente. Avevo bisogno di un’altra parola, un simbolo o qualcosa di simile che unito a Trek portasse invece il pensiero lontano e creasse la dicotomia e la complementarità che cercavo.
La faccenda non era facile, tanti nomi e idee mi circolavano in testa senza riuscire a trovare quella giusta finchè, per mia fortuna, mio padre un giorno mi regalò il famoso e ultimo libro di Tiziano Terzani,Un altro giro di giostra“. Alla fine di un bellissimo capitolo dedicato al viaggio e al significato di una possibile rinuncia ad esso per chi ne ha fatto la sua vita compare la citazione di un passo degli Aitareya Brahmana.
I Brahmana sono dei testi in sanscrito dell’India Antica che spiegano i rituali degli ancora più antichi testi Vedici, e l’Aitareya Brahmana commenta in particolare uno di questi, il Rig Veda.
Nel brano in questione il dio Indra, il re degli Dei Vedici a cui nel Rig Veda sono dedicati un gran numero di inni e che è anche il protettore dei viaggiatori, esorta un giovane personaggio, Rohita, a lasciare la società e a viaggiare:

Non c’è felicità per chi non viaggia Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.
I piedi del viandante diventano fiori,
La sua anima cresce e dà frutti
E i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove,
Dorme quando quello è nel sonno
E si alza quando quello si desta.
Allora vai, viaggia, Rohita!

Avevo trovato un nesso, le due parole messe vicine per me funzionavano, e così
IndraTrek da quel giorno è diventato per me sinonimo di viaggio vicino e lontano, come anche il simbolo del mio ponte.

Ho quindi creato il sito indratrek.it e ho inziato a pubblicare racconti di viaggi e foto, oltre che le descrizioni delle escursioni sui tanti sentieri percorsi dettagliando il più possibile i passaggi e disegnando le mappe (in modo abbastanza artigianale in verità visto che non c’erano ancora molte possibilità di interfacciamento con i vari Google Maps o Open Street Map, che nemmeno erano ancora così sviluppati), cercando cioè di far nascere qualcosa di armonico e completo.
Il progetto purtroppo non è mai stato fatto decollare come avrebbe invece meritato la passione che c’è dietro, forse per mancanza di coraggio e paura di lasciare la strada nota, o forse semplicemente perchè i tempi non sono mai stati finora abbastanza maturi. Col passare del tempo e i nuovi impegni il sito è stato anche un po’ abbandonato e più volte ho pensato di lasciare perdere tutto perchè non valeva la pena pubblicare qualcosa che in fondo ha visibilità e utilità solo per pochissime persone, visto anche che nel mentre erano nati tanti altri siti specializzati e con contenuti molto più aggiornati e moderni.
Nonostante ciò tutto il materiale è rimasto saldamente e nostalgicamente ancora li, con l’aggiunta di questo Blog a portare ogni tanto linfa vitale all’idea, in attesa solo del giusto tempo…